Telecom Italia, in risposta a quanto dichiarato dall’amministratore delegato di Fastweb e della sua controllante Swisscom, Carsten Schloter, in merito a presunte inefficienze della rete Telecom Italia, destinate ad aggravarsi per mancanza di investimenti, e all’ingiustificato aumento del canone, sottolinea che:
- Nel triennio 2010-2012, Telecom Italia investirà nel mercato domestico 9,2 miliardi di euro, di cui circa 7 miliardi di euro in infrastrutture di rete ed Information Technology.
Nel 2009 gli investimenti di Telecom Italia nel mercato domestico sono stai pari al 16,3% del fatturato, impegno significativamente superiore a quanto posto in essere dalla stessa Swisscom in Svizzera e pari, nello stesso periodo, al 14,4%.
- Il canone unbundling in Italia (attualmente pari a 8,49 euro/mese con proposta Agcom di aumento a 8,70 euro/mese dal 1°Maggio 2010) è ampiamente sotto la media europea che è di 10,2 euro/mese per quei paesi che hanno adottato la nuova metodologia di valutazione basata su costi incrementali come richiesto dall’Unione Europea, tra cui Francia, Germania e Regno Unito.
Peraltro stupisce che accuse di costi eccessivi dell’unbundling in Italia arrivino da un amministratore di Swisscom, posto che in Svizzera il costo dell’ULL è di 18,4 Franchi Svizzeri pari a circa 12,63 euro/mese (superiore di ben il 49% del valore attuale in Italia).
- La percentuale dei KO nei confronti di richieste Fastweb per l’attivazione di linee in unbundling legate all’indisponibilità della rete di Telecom Italia è del 5,5% (media periodo gennaio 2009 marzo 2010) ed è relativa esclusivamente agli ordini di Fastweb sulle cosiddette “linee non attive” ovvero su clienti cui bisogna costruire ex novo una linea. Tale valore considera anche i KO relativi ad ordini trasmessi più volte sullo stesso cliente.
La percentuale di KO relativa all’unbundling su linea esistente è praticamente nulla, i dati relativi ai KO di rete vengono forniti periodicamente ad Agcom, e sono nella disponibilità dei comitati e organismi preposti al controllo.
- Una recente sentenza del Tar del Lazio, avversa a Fastweb, ha stabilito che gli operatori alternativi devono contribuire proporzionalmente allo sviluppo e al miglioramento della rete di Telecom Italia. “Infondato, in punto di fatto – si legge nella decisione del Tar – è l’assunto secondo cui la rete non necessita di nuovi investimenti. Non solo questi sono sempre necessari per adeguarsi alle nuove tecnologie, ma degli stessi investimenti, e dunque dei miglioramenti della funzionalità delle reti, beneficiano anche gli OLO, che di quelle reti si servono. Detta conclusione spiega la ragione per cui il costo affrontato da Telecom per migliorare le infrastrutture deve poi essere, in proporzione, ripartito con gli altri operatori utenti intermedi delle stesse”.
- In questi anni gli OLO, e in modo particolare Fastweb, hanno beneficiato, e continuano a beneficiare, di una asimmetria nelle le tariffe di terminazione fissa che non ha eguali in Europa. Telecom Italia paga attualmente agli altri operatori una tariffa di terminazione superiore di circa il 90% rispetto a quanto riceve dai concorrenti per le chiamate che terminano sulla sua rete. Nelle intenzioni dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni questo meccanismo doveva servire ad incentivare gli altri operatori a realizzare infrastrutture di rete proprie. Previsione che non si è concretizzata e poiché nessun OLO ha deciso di realizzare in Italia una infrastruttura di rete alternativa a quella di Telecom Italia, alla quale gli OLO possono accedere liberamente con il sistema dell’affitto tramite unbundling o bitstream.
Roma, 30 aprile 2010