Per questo sono sempre più necessari progetti che uniscano la forza dell'associazionismo e l'impegno della cittadinanza attiva all'efficacia delle nuove tecnologie
Mai forse come in questo periodo abbiamo bisogno come il pane di buone notizie. Il punto è che alcune di queste ci vengono raccontate una volta dai giornali, come accadde 22 anni fa quando venne approvata la legge per la confisca dei beni alle mafie, ma poi l'attenzione pubblica si sposta altrove, travolta dall'attualità più immediata.
Il rischio è che anche un fatto civile così importante, che colpisce le organizzazioni criminali nella propria ragion d'essere, venga ridotto a momento mediatico. Senza un riscontro immediato e concreto nel quotidiano delle persone, anche il valore simbolico di quella legge può non essere pienamente percepito dai cittadini.
In questo, peraltro, possono venire in aiuto le nuove tecnologie. Il progetto Confiscati Bene 2.0 proposto dall'associazione Libera e sostenuto da Fondazione TIM, risponde in modo efficace all'esigenza di un forte richiamo alla legalità, puntando alla trasparenza e al monitoraggio civico dei beni confiscati alle mafie. Realizzato in collaborazione con OnData come partner tecnico (in particolare per l'elaborazione degli Open Data forniti dalle amministrazioni centrali e locali), il portale offre una panoramica aggiornata di tutti i beni censiti e del loro stato di gestione e ricollocazione, offrendo anche tutte le informazioni utili per i cittadini che intendessero proporre progetti di riutilizzo per fini sociali.
Confiscati Bene 2.0 è stato presentato la scorsa settimana a Roma, presso la sede dell'Enciclopedia Treccani, alla presenza dei principali partner del progetto e delle agenzie e istituzioni pubbliche coinvolte. I numeri dell'operazione danno la misura della sua importanza e della vastità dei territori coinvolti: sono 14mila immobili confiscati alle mafie e censiti nel portale.
La piattaforma ne permette la consultazione anche attraverso mappe interattive che, utilizzando tecnologie Open-Source, raccolgono il racconto di oltre 700 pratiche di riutilizzo istituzionali e sociali, che a loro volta possono ispirare proposte di ulteriori nuovi progetti.
Non si tratta, dunque, di un mero catalogo di esperienze. Confiscati Bene si propone soprattutto di generare fenomeni aggregativi di cittadini attivi. Persone che quotidianamente si adoperino per trasformare i beni confiscati in nuovi circuiti di coesione territoriale. Ma anche costruendo in essi il racconto di buone pratiche partecipative, promuovendo la progettualità degli enti gestori, e indirizzandola verso benefici per le comunità.
Per Fondazione TIM, che ha coperto il 95% dei costi del portale, è stata un'altra importante occasione di esprimere il proprio impegno sociale, che mira a promuovere la cultura del cambiamento e dell’innovazione digitale favorendo l’integrazione, la comunicazione, la crescita delle persone.