Sportive, manager, imprenditrici, lavoratrici del settore tecnologico e giovani donne, insieme a noi per testimoniare con dati concreti quanta strada c’è ancora da fare per abbattere bias e stereotipi di genere, per garantire una maggiore sicurezza e raggiungere equità economica e di carriera per le donne.
Sofia Goggia è una sciatrice alpina italiana, campionessa olimpica nella discesa libera a Pyeongchang 2018, vincitrice di quattro Coppe del Mondo di discesa libera e di due medaglie mondiali.
Nel mondo dello sport cresce sempre più la partecipazione femminile e oltre il 40% dei partecipanti a tutte le competizioni sono donne. La copertura mediatica dello sport femminile, però, scende fino al 5% secondo la ricerca condotta dall’International Association for Communication and Sport. E addirittura al 4% nei periodi al di fuori degli eventi sportivi di rilevanza globale come le Olimpiadi, secondo una ricerca UNESCO.
Non solo poco visibili, ma anche molto stereotipate: UNESCO mostra che i media tendono a rappresentare le sportive prima come donne, solo successivamente come atlete, e molto spesso si fa riferimento al loro aspetto, età o vita familiare. Al contrario, gli sportivi di sesso maschile sono immediatamente rappresentati come indipendenti, oltre che potenti e dominanti.
Carla Nisio, manager del Gruppo TIM, laureata in ingegneria elettronica, ha iniziato come progettista per gli impianti trasmissivi, ha ricoperto posizioni di responsabilità in ambito tecnico e di marketing operativo nel Gruppo ed ora è responsabile delle IT Factories e dell'ingegneria del Cloud di TIM in TIM Enterprise.
Secondo i dati di Manager Italia nell’ultimo anno cresce il numero di manager grazie alla maggiore presenza di donne, che però continuano ad essere sottorappresentate: sono solo il 20,5% del totale. Le percentuali migliorano per le manager più giovani, ma non possiamo attendere i lunghi tempi del ricambio generazionale: sono troppe le donne che oggi svolgono ruoli manageriali senza essere riconosciute.
Pamela D’Alessandro è una delle tecniche on field di TIM che si occupa di garantire ai nostri clienti connessioni di ultima generazione. Il suo lavoro è caratterizzato da passione ed energia, elementi indispensabili per offrire un’esperienza di qualità.
La forza lavoro femminile nel mondo STEM si ferma a quota 29,2% con 8 ruoli di leadership su 10 occupati da uomini. Sono sempre più le donne laureate in materie scientifiche, ma la vera difficoltà sta nel compiere il passo successivo, quello di passare dallo studio al mondo del lavoro, lo mostrano i dati di World Economic Forum e LinkedIn. Anche nell'ambito dell'AI, dove la ricerca di nuovi talenti è aumentata di 6 volte tra il 2016 e il 2022, la percentuale di donne che lavorano è di circa il 30%, solo 4 punti percentuali in più rispetto al 2016. Se quindi il bias di genere nelle scelte scolastiche si sta piano piano assottigliando, è nel mondo del lavoro che le donne appassionate di tecnologia stentano ancora a farsi strada.
Danielle Madame, è una pesista italiana cinque volte vincitrice dei campionati italiani giovanili nel getto del peso.
Anche nello sport ci sono steccati di genere, in Italia ancora più marcati che all'estero. Qualcosa sta cambiando, ma molto resta ancora da fare soprattutto nelle serie inferiori degli sport di squadra, quelli lontani dai riflettori. Se da poco anche nel nostro Paese c'è un accordo collettivo che proietta il calcio femminile nel professionismo, riconoscendo per la prima volta parità retributiva e diritti elementari come pensione, malattia e tutela della gravidanza, resta il divario tra i due sessi.
Secondo l’European Institute of Gender Equality anche nello sport le donne sono relegate ai margini dei processi decisionali nelle istituzioni sportive, sia a livello locale e nazionale, sia a livello europeo e mondiale. Nelle 28 confederazioni esaminate ci sono solo una donna presidente e otto donne vicepresidenti su un totale di 91 esponenti.
Giulia Dragoni è una calciatrice italiana, oggi professionista, centrocampista del Barcellona e della nazionale italiana.
Anche se la popolarità del calcio femminile a livello internazionale e in Italia cresce, il binomio "donne e calcio" suona ancora stonato per molti. Secondo Human Highway, una donna su tre si dichiara appassionata di calcio, ma più del 40% degli italiani considera questo sport come maschile. E se le nuove generazioni sono più inclini a sostenere la scelta di una bambina di giocare a calcio, la dissuaderebbero comunque per paura che venga schernita e isolata. Così se 4 persone su 5 pensano che le calciatrici professioniste potranno avere un futuro allenando altre squadre di serie A, come dirigenti o come opinioniste TV, il 15% crede ancora che sia meglio per loro cambiare sport.
Laura De Dilectis, psicologa clinica founder di DONNEXSTRADA, associazione no-profit che lavora per la sicurezza delle persone nelle strade e contro la violenza di genere che offre una rete di supporto legale e psicologico attraverso i Punti Viola, locali commerciali formati e sensibilizzati sulla violenza e la sicurezza in strada, eventi, campagne fotografiche, webinar, workshop per scuole e aziende, e soprattutto attraverso il primo servizio al mondo che in diretta instagram accompagna h24 chiunque abbia paura in strada.
L'imprenditoria femminile fa ancora fatica a emergere e affermarsi. Anche se l'aumento delle startup innovative va di pari passo con il crescente impegno delle donne nei settori a maggior contenuto di conoscenza, come i servizi di informazione e comunicazione, le attività finanziarie ed assicurative, le attività professionali, scientifiche e tecniche, l’istruzione e la sanità e l’assistenza sociale, in Italia le imprese guidate da donne sono il 22,2% e le startup innovative con una founder femminile sono poco più di una su 10 (12,6%), come registra Venturebeat. Non va meglio se guardiamo agli investimenti di venture capital. Negli ultimi 5 anni il valore d'impresa delle scaleup italiane è cresciuto del 34,5% mentre, a livello europeo, gli investimenti sulle startup guidate da donne nel 2022 sono addirittura diminuiti del 20% a quota 4,1 miliardi di euro.