La risposta, insieme ad oltre 30 anni di studi di esperti di organizzazioni sociali e aziendali, ci arriva dal Diversity Brand Summit.
L’evento e la ricerca, i cui risultati vengono esposti al summit, sono ideati e promossi dalla ONLUS Diversity, fondata da Francesca Vecchioni per diffondere la cultura dell’inclusione, favorendo una visione del mondo che consideri la molteplicità e le differenze come valori e risorse preziose per le persone e le aziende.
Quali sono le ragioni, che emergono anche dalla ricerca, che devono spingere le marche contemporanee a interessarsi di inclusione?
- Il 51% dei consumatori italiani dichiara di preferire brand che investono sull’inclusione, valore che sale al 74% se si includono coloro i quali scelgono i brand inclusivi perché direttamente coinvolti su questa tematica.
- Inoltre: la propensione a consigliare un brand (in termini tecnici il Net Promoter Score: un indice che misura la raccomandabilità di un brand) aumenta quando questi sono più inclusivi, e arriva fino all’85,1%. Viceversa, scende fino al -81,8% per le aziende percepite come non inclusive con un numero di detrattori (persone che ne parlano male) più che triplo rispetto ai promotori. Vale la pena ricordare che si tratta un indice che incide direttamente sul profitto aziendale.
Diversity Brand Summit (DBS) è l’evento che svela il valore dell’inclusione generato dai brand nei mercati e nella società
E premia le aziende che per l’opinione pubblica e per gli stakeholder si sono distinte per la capacità di saper parlare ad ogni persona.
Durante l’evento sono presentati i risultati della ricerca annuale, il Diversity Brand Index, svolta da Diversity e Focus Management, che misura l’impatto dell’inclusione sul business in una prospettiva customer based.
L’obiettivo del progetto è valorizzare l’effetto delle politiche di inclusione sull’economia e sviluppare la consapevolezza dei brand sul valore dell’inclusione portando anche esempi di best practices.
L’edizione 2019 del Summit, a Milano il 14 marzo, celebra le 20 aziende considerate in grado di meglio rappresentare all’esterno e all’interno i valori dell’inclusione, sulla base di un mix di valutazioni sia dei consumatori che di una giuria di esperti. TIM è nuovamente fra le finaliste, dopo esser stata fra le Top 5 del 2018.
“Siamo orgogliosi di essere stati nuovamente valutati tra le TOP aziende inclusive nell’ambito del Diversity Brand Summit” - ha sottolineato Ida Sirolli , Responsabile Learning & Development TIM. "Questo traguardo si aggiunge al ranking nel Diversity & Inclusion Index 2018 di Thomson Reuters per il quale TIM è risultata la prima azienda italiana e prima TELCO al mondo. In TIM da oltre 10 anni realizziamo programmi di valorizzazione delle persone con al centro l’equazione “inclusione = valore”, perché c’è un nesso positivo tra organizzazione inclusiva e risultati. Vogliamo che l’inclusione sia sempre più parte del nostro DNA aziendale come leva di crescita per un’azienda senza barriere, in cui ciascuno sia libero di esprimere il massimo del proprio potenziale e contribuire al successo e alla reputazione dell’azienda”.
Abbiamo avuto l’opportunità di fare il punto sulle evidenze emerse dal Diversity Brand Summit con Francesca Vecchioni, appunto fondatrice di Diversity e ideatrice della ricerca e dell’evento correlato, e con Emanuele Acconciamessa, Chief Operation Officer di Focus Management, partner del Diversity Brand Summit.