L’eXtended Reality (XR) in tutte le sue forme (realtà virtuale, aumentata e mista) è senza dubbio la base tecnologica su cui si fondano alcuni degli abilitatori principali del Metaverso, che però promette di andare ben oltre le attuali esperienze immersive. Caratteristiche fondamentali del Metaverso sono l’interazione tra gli utenti attraverso soluzioni collaborative multiplayer, in cui gli utenti stessi possano interagire tra loro e con i contenuti 3D in real-time, non solo come avviene già oggi con le tecnologie XR, ma in ambienti permanenti, interoperabili e “globalmente” accessibili che superino la singola soluzione verticale e permettano di utilizzare e condividere ovunque i propri digital twin. Per quanto riguarda il multiplayer, un engine molto diffuso è Photon [1], che fornisce un servizio cross-platform usato da piattaforme come AltSpaceVR [2], Meta e la stessa XR di TIM [3]. Sono sempre più numerose le piattaforme che consentono ad oggi l’accesso a Metaversi “proprietari” e non ancora interoperabili: quelle nate dal gaming e che hanno già ospitato sia eventi musicali che realizzazioni verticali per grandi marchi della moda, come Roblox [4] e Fortnite [5], quelle dei big player come Meta e Microsoft (rispettivamente con Horizon Worlds [6]/Workrooms [7] e Mesh [8]) e altre come Decentraland [9], Sandbox [10], VRChat [11], Spatial [12].
A livello software la tecnologia di riferimento è quella dello Spatial Computing che consente la digitalizzazione in 3D di oggetti, ambientazioni, persone e ne abilita le reciproche interazioni. In commercio esistono dei veri e propri ambienti di sviluppo 3D (Unity [13] e Unreal Engine [14] sono i più usati), che permettono sia di mostrare la geometria dei digital twin e le loro animazioni, la “gesture recognition”, lo “spatial mapping” e gli algoritmi di intelligenza artificiale a supporto, sia di creare applicazioni per PC, smartphone e caschetti VR. Un aspetto importante per lo sviluppo del Metaverso è la possibilità di realizzare i contenuti 3D con processi che consentano di automatizzare la creazione degli asset stessi, puntando a digitalizzare i flussi di progettazione e produzione delle aziende. Per permettere agli utenti la fruizione di esperienze immersive anche tramite browser, è stata sviluppata WebXR, che descrive il supporto per l'accesso a dispositivi di realtà aumentata e realtà virtuale. WebXR è un'interfaccia di programmazione per applicazioni web che mette a disposizione degli sviluppatori una serie di API specificate da W3C [15] [16], in cui big player internazionali come Google e Meta stanno partecipando attivamente alla standardizzazione. A supporto dello sviluppo di applicazioni WebXR sono nati dei framework come A-Frame [17] e Babylon.js [18] che utilizzano le API per creare e visualizzare grafica computerizzata 3D animata in un browser web. In questo modo il web diventa una piattaforma abilitante del Metaverso e d’altra parte ci si attende che il Metaverso stesso diventi la nuova Internet, fruibile anche in modalità immersiva.
L’accessibilità attraverso dispositivi utente di natura diversa è un aspetto molto importante per garantire l’ingresso nel Metaverso in qualsiasi momento, con facilità e immediatezza: gli utenti devono poter fruire di un’esperienza non solo da un visore 3D, ma anche da device tradizionali come smartphone, tablet e PC, sebbene con diversi gradi di immersività. I visori stanno diventando più leggeri e performanti, offrono risoluzioni sempre maggiori e possono contare su videocamere sofisticate che integrano soluzioni di intelligenza artificiale per il tracciamento del corpo, degli occhi e perfino delle espressioni del viso. Dai caschetti di realtà virtuale connessi via cavo ad un PC costoso e ad alte prestazioni, si è già passati a “device standalone” basati su piattaforme analoghe a quelle degli smartphone, che stanno evolvendo verso degli “smart glasses” ancora più leggeri, molto simili a dei semplici occhiali, permettendo di superare le attuali limitazioni di utilizzo dei visori per sessioni lunghe. Tra le interfacce uomomacchina (HCI – Human Computer Interface) che ci consentiranno di essere sempre più immersi e coinvolti nei nuovi mondi virtuali, stanno emergendo anche dispositivi wearable e interfacce aptiche: dai guanti aptici (che creano una percezione tattile, quindi fisica con i digital twin) fino alle tute indossabili, che possono captare ogni singolo movimento e trasmettere al corpo sensazioni (es. calore/freddo) e altri stimoli di tipo elettrico.