TIM si sta trasformando. Nel corso di quest’anno abbiamo avviato la separazione della rete fissa di accesso primaria con una operazione di ristrutturazione del Gruppo che non ha precedenti nel nostro continente dal punto vista industriale e che con 20 billion di spending rappresenta il 3° deal di sempre in Italia e il 5° in Europa degli ultimi 5 anni. E’ una operazione che darà nuovo ossigeno agli investimenti infrastrutturali in Italia e libererà le energie che servono per far crescere i servizi digitali per le persone e il sistema produttivo. Non solo, la nuova TIM sarà un’azienda più solida, finalmente nelle condizioni di garantire un piano di sviluppo di lungo periodo per sé e per le comunità in cui opera.
In questo percorso di profondo cambiamento il piano ESG assicura che la trasformazione della nuova TIM avvenga di pari passo con gli obiettivi di efficientamento delle risorse, di riduzione delle emissioni, di creazione di una filiera sostenibile, di sviluppo del digitale e di superamento del gender gap. Si tratta di obiettivi che il Gruppo porta avanti già dal 2020 per garantire stabilità alla roadmap di sostenibilità, ma ci sono anche delle novità importanti.
Con il piano 24-26 diminuiscono i target del piano, da 12 a 8, in perfetta coerenza con il nuovo assetto industriale e con l’obiettivo primario di essere concentrati su ciò che per noi ha maggiore impatto e che può essere concretamente realizzato. In due parole, “sostenibilità economica” del piano nel breve e nel lungo periodo. Non basta tuttavia la focalizzazione. Credo che la nuova TIM debba far emergere il suo nuovo approccio al mercato: semplice, diretto, veramente collegato ai bisogni emergenti, tanto condizionati dai trend valoriali delle nuove generazioni.
Per questo abbiamo fortemente voluto renderci vocali sulla sostenibilità, facendo diventare alcuni elementi ESG una sorta di “profilo” della nostra azienda. Credo che ciò aiuterà i nostri clienti a riconoscersi in quello che facciamo e a rendersi attivi nei loro ambiti lavorativi e sociali in generale, per fare “insieme” la differenza. Puntiamo ad un modello dove noi mettiamo in atto delle iniziative e al contempo ci aspettiamo adesione da parte di chi ci segue e ci ascolta.
Un esempio di questo approccio riguarda l’inclusione. Stiamo portando avanti tanti interventi sul gender gap all'interno delle aziende del gruppo, come la crescita delle donne in posizioni di leadership o l’eliminazione del divario salariale. Ma dedichiamo anche importanti risorse alle manifestazioni finalizzate a coinvolgere centinaia di aziende e istituzioni su questo tema tanto in Italia quanto in Brasile. Abbiamo anche lanciato in Italia l'app Women Plus per favorire l'accesso e la crescita delle donne nell'ecosistema lavorativo, un progetto nel quale abbiamo coinvolto oltre 200 partner.
La sintesi di tutto questo è rappresentata dalla nostra campagna sul gender gap e dal suo messaggio: "la parità non può aspettare". E’ un invito a tutti ad essere protagonisti del cambiamento, perché come ho detto più volte nella società e nel “tempo” che viviamo “inaction is not an option”.
Un altro tema centrale del nostro piano ESG è lo sviluppo digitale. Le tecnologie e i servizi digitali potrebbero sembrare poco distintivi per TIM, ma il nostro disegno ESG diventa molto chiaro se parliamo di trasformazione delle città in smart city e se consideriamo l’effort realizzativo dedicato alla digitalizzazione dei parchi archeologici e al patrimonio museale italiano.
I target ESG del piano 24-26 dedicati alla crescita delle revenues su cloud, IOT e Cybersecurity e alla diffusione della firma digitale puntano proprio qui, a far sì che vi sia una costante sinergia tra digitalizzazione, crescita economica e miglioramento dell’impatto ambientale.
Questo è il percorso che abbiamo delineato, ma target e progetti non bastano, serve assicurarne l’execution nel lungo periodo attraverso un committment che si mantenga fermo nel tempo. Quella della governance stabile è la sfida che dobbiamo ancora vincere.
Pietro Labriola